Guido Ballo

Personale di Giovan Battista Valentini
Catalogo della mostra, Salone Annunciata, Milano, ottobre-novembre 1960

Il clima artistico in cui si è formato a Milano il pittore Nanni Valentini, proveniente dalle Marche, è quello che altre volte ho già chiamato “Tempo 3” e che comprende i nomi di Lucio Fontana, Scanavino, Arnaldo Pomodoro, Dangelo e altri nuovi artisti, i quali sviluppano le poetiche del segno, del gesto, del simbolo in linguaggi internazionali. È ormai un luogo comune, per alcuni, che certa pittura non esternamente figurativa sia troppo facile perché affidata al caso: tutta l’arte informale sarebbe un esempio negativo. Si parla di nuova accademia, di moda, di frasi fatte. Evidentemente se ne parla guardando da fuori, in maniera superficiale, e facendo – come si suol dire – di tutte le erbe un fascio. In ogni corrente, figurativa o no, ci sono possibili accademie: bisognerà sempre distinguere chi ha qualcosa da dire e chi segue esteriormente gli schemi. Ci sono, se mai, tendenze più sfruttate, che offrono mezzi ormai logori. Ma ho potuto osservare, nei migliori artisti, l’ansia per costruire il quadro, per trovare i ritmi segreti, i valori dei pesi cromatici, per dare piena tensione espressiva: da molti anni ho potuto osservare tutto questo sia nei migliori figurativi che negli astratti. Il problema è di rispondenza interiore: oggi certe tendenze si bruciano troppo presto. Da qui il bisogno di trovare nuovi angoli visuali, di inventare nuove lingue. I giovani non possono sottrarsi a tale esigenza. Valentini ha chiare doti pittoriche, come pochi altri fra i giovani dell’ultima generazione: ha portato il segno a sviluppi espressivi che superano ogni compiacimento calligrafico. Nelle sue composizioni il colore tende a strutture sempre più interne, con tonalità sottili e larghe cadenze che, tra l’altro, ricordano in modo nuovo certi ritmi dei nostri primitivi dell’Italia centrale. Un pittore serio, ricco di possibilità, che esprime già una sua idea del mondo, non torbida o ambigua ma, pur nei contrasti senza i quali non c’è vita, chiara, potrei dire anche ottimistica: certe limpide tonalità e il senso di un segreto ritmo monodico ne danno conferma e rivelano, in questa sua prima personale, una voce da segnalare nel modo più positivo.

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