Catalogo della mostra “Il volto di Endimione e i 28 volti di Selene”, Galleria Cà Vegia, Salice Terme (AL), 1980, e Galleria Mercato del Sale, Milano, 1983.
Questo lavoro, Il volto di Endimione e i 28 volti di Selene, nasce da alcuni disegni e progetti eseguiti prima di abbandonare per dieci anni l’attività.
Spero che sia il desiderio di ripartire da dove, per tante vicissitudini, avevo lasciato, che mi ha fatto riprendere queste immagini.I contenuti di questi disegni e progetti erano comuni ad altri amici. Infatti facemmo una mostra intitolata Una scelta nel 1963. Questa era (per me lo è ancora) nata dalla convinzione che, per non farsi esiliare da un’angoscia senza volto, intrappolare da un plasticismo informe ed edonistico, suggestionare da un’avanguardia vuota e accattivata, bisognava trovare o ritrovare quei segni, quelle parole più prossime a noi non per interpretarle ma per interrogare i loro luoghi, per ascoltare le loro contiguità.
Senza rinnegare i segni che ci avevano formato, volevamo costruire immagini che non evitassero quella distanza che una cultura, rimuovendo l’indifferenza, andava creando. Volevamo affrontare l’angoscia non per parlarne ma per strappare ad essa altri segni da aggiungere a quelli in cui ci eravamo riconosciuti.Era una posizione diversa a quanti, drammaticamente ed “eroicamente”, si facevano ingoiare, o a quanti, con l’astuzia degli specchi divini, credevano di poterla possedere conoscendone i limiti.
Ho scelto questa allegoria che parla della notte con le sue ambivalenze, dove le maschere, diventando sagome, non possono, pur tentando, creare volti, così come le immagini si confondono fra le loro ombre e gli oggetti convocano lo sguardo per evocare fantasmi. Di notte ci si sente meno stranieri nella propria terra.