In questi lavori che espongo a Gubbio…

In Gubbio ’76. Biennale della ceramica, catalogo della mostra, Gubbio 1976

In questi lavori che espongo a Gubbio ho solo sostituito al linguaggio audioconsequenziale il linguaggio spaziale tattile e visivo. Ho scelto la terra come materia; ho cercato in essa delle parole per una frase che si occupasse solamente dell’elemento “terra”.
Come me, suppongo che tutti coloro i quali si occupano di ceramica siano legati, anche velatamente, all’alchimia ed ai quattro elementi. Infatti immagino che per fare un vaso il ceramista usa l’essenza della terra, l’“argilla”; la foggia conquistando “l’aria”; rubando a quest’ultima un luogo per una materia fluida “l’acqua” per poi accettare il complesso di Empedocle “il fuoco” che, come scrive Bachelard, genera un altro complesso: quello di Prometeo, ossia il voler capire che cosa dà il senso dell’eternità: il lento trascorrere della vita o l’effimero sacrificio della fiamma.
Il materiale che uso è un impasto greificato composto da varie argille; i colori sono dati da bagni in sali metallici; la posizione ove sono appoggiati è quella da dove è nata l’immagine.

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