Redatto nel novembre 1985 per la personale “La nascita dell’angelo”, allo Hetjens Museum di Dusseldorf, pubblicato postumo nel catalogo della mostra, a cura di E. Klinge, gennaio 1986
Negargli di agire è “dire” sull’uomo.
Se il segno è un sottrarsi della forma, nemmeno l’ombra con
Il suo indice di parabola, può dire l’oggetto-uomo.
Ma fra il giorno e la notte, quando la luce del sole si equivale
a quella della luna, un pensiero inaspettato ha creato l’Angelo.
Né uomo né fantasma ma Angelo, che si allontana velocemente
Guardando indietro come se volesse ri-segnare il proprio passato.
Il suo volto, per la discontinuità degli attimi, non è stato ricono-
sciuto, ma i capelli si: al loro posto vi sono dei ricci di carta,
sicuramente scritti.
La casa era li immobile e i suoi muri hanno catturato quell’om-
bra che passava.
Ho portato a Dusseldorf dei lavori di terracotta, li ho pensati
come frammenti della parte di un muro disegnata da quell’ombra.
Quei mattoni d’argilla sono stati trasformati in modo che nel
futuro passaggio l’Angelo non trovasse dei muri ma elementi di
uno spazio a lui più prossimi.