Nanni Valentini
Catalogo della mostra, Galleria Lo Spazio, Brescia, ottobre 1977
Parole di tessitura camminano dentro e sottosopra, non ordiscono ma si ordiscono.
Intero è solo il luogo della trasformazione.
Il colore striscia i piedi sotto, dove la cosa si indispone.
Colore non è un’aggiunta, non è una replica, non è stoffa sottilissima: è – inenarrabile – la generale vicissitudine della cosa.
Il contorno, quello che ferma la cosa, che se non si ferma è informe.
Se, benché immensa, non la puoi contornare, si perde nel sonno della pronuncia – pensate al contorno di una parola.
Il margine, dunque il bilico, rotazione dell’esperienza, minima odissea, ciò che esorbita o manca, torna o cade.
Limite che attende alla distanza, il margine è l’esilio, fatalità attenta e svolta a togliere. Il limite è la certezza del racconto.
Lo spessore è difficile da negare: mai istantaneo, richiede tempo di avviarsi lentamente verso il peso.
E la superficie è l’insonnia dello strato.
Intermittente, soggetta a dissoluzione, la forma fa apparire la discontinuità.
Forma non è l’edificio della percezione.
Forma è dove l’attenzione crea disuguaglianza. Forma è il destino della cosa pensata, dialogo del pieno del vuoto, sussulto che non si può prendere che torna all’occhio con un rumore.
Siete qui per toccare – nel vuoto dell’oggetto – l’astrazione.
Guardate con la coda dell’occhio, se volete vedere.